L’Esg non è una moda e lo provano i risultati – Il Sole 24 ORE

L’Esg non è una moda e lo provano i risultati – Il Sole 24 ORE

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La finanza sostenibile non è passata di moda nonostante i tanti che vorrebbero girare pagina per tornare ai vecchi sistemi di gestione. I 62 gradi percepiti a Rio de Janeiro domenica 17 marzo stanno lì a dimostrare che la crisi climatica non è una panzana. Anzi. Bisognerebbe accelerare sulla transizione energetica invece di frenare come sembrano fare alcuni Paesi. A conferma che investire Esg conviene, ci sono soprattutto le buone performance dei fondi sostenibili e degli indici green.

Le ragioni della frenata

Lo scoppio della guerra in Ucraina due anni fa è stato l’inizio del cambio di umore dei mercati nei confronti della sostenibilità. Le performance dei titoli legati alle armi, notoriamente escluse dai portafogli Esg, hanno spinto tanti ad archiviare il green. Stesso discorso per i combustibili fossili che hanno visto una fiammata dei prezzi. Non bisogna infine dimenticare l’incessante lavoro anti sostenibilità del partito repubblicano statunitense: in particolare Stati come il Texas hanno creato dei veri e propri blocchi legislativi nei confronti dei grandi asset manager; il pressing repubblicano ha mandato in frantumi negli Usa alcune delle alleanze Net-Zero come quella delle assicurazioni (Nzia), create durante la Cop26 di Glasgow nel 2022. Grandi gruppi di asset manager hanno cominciato a frenare sull’Esg proprio per evitare gli strali del partito di Trump.

Leggi europee: pro e contro

C’è poi da ricordare il grande attivismo legislativo dell’Unione europea che inizia nell’ormai lontano 2018 con l’Action Plan, il piano d’azione della finanza sostenibile. Tanti buoni propositi e soprattutto una grande spinta a livello internazionale: l’Unione europea è stata la capofila del movimento di contrasto alla crisi climatica. I buoni propositi sono però stati imbrigliati dalle troppe regole Ue. Una mole di direttive, regolamenti e raccomandazioni hanno inondato i mercati finanziari, mandando in confusione soprattutto il settore del risparmio gestito con l’ormai nota classificazione degli articoli 8 e 9. Tanti gestori di fondi comuni che avevano in modo baldanzoso scelto il più rigido articolo 9, hanno poi fatto marcia indietro quando Bruxelles ha stravolto alcune interpretazioni della normativa. In tanti hanno così “declassato” il proprio fondo da articolo 9 ad 8 per evitare le accuse di greenwashing, vera e propria spada di Damocle per il settore del risparmio gestito.

Le buone performance

Eppure, basta una banale confronto fra gli indici S&P500 e S&P500Esg per verificare che sul medio e lungo periodo, i risultati della sostenibilità sono migliori. Stesso discorso per le performance dei fondi Esg. Gli scintillanti rendimenti dei titoli legati alle armi hanno ovviamente dei motivi contingenti per registrare ottimi risultati ma un fondo pensione che ragiona in un’ottica trentennale deve rifiutare la logica del trading. Per questo motivo la strategia Esg resterà giocoforza un punto fermo anche in futuro.

Mercoledì 10 aprile
ORE 14.30 / 16.00
È ancora tempo di Esg!
Relatori
Marco Becht, Solvay Brussels School Economics & Mngt
Michele Siri, Univ. di Genova
Alexia Giugni, Dws
Federica Calvetti, Eurizon
Elena Ferrarese, Amundi
Manuela Mazzoleni, Assogestioni
Carmine Da Fermo, Sella Sgr
Conferenza organizzata da: Assogestioni

April 7, 2024 at 07:45PM

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