Sostenibilità dei prodotti tessili, l’appello di Radici all’Europa – Economy Magazine

Sostenibilità dei prodotti tessili, l’appello di Radici all’Europa – Economy Magazine

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sostenibilità prodotti tessili

Che sia difficile far corrispondere la sostenibilità dei prodotti tessili a livello ambientale a quella economica è un dato di fatto, ma un modo potrebbe esserci. Ne è convinto Maurizio Radici, vicepresidente di Radici Group, società guidata dal fratello Angelo, che è un’eccellenza dell’industria tessile italiana. “Tra il 2022 e il 2024 abbiamo attuato un piano di investimenti del valore di oltre 20 milioni di euro dedicato alla Business Area Advanced Textile Solutions, con l’obiettivo di migliorare la flessibilità e l’efficienza anche energetica degli impianti. Questo ci permetterà di realizzare prodotti diversi in contemporanea, in modo da soddisfare richieste del mercato sempre più specifiche, riducendo i tempi di produzione e accelerando le attività di ricerca e sviluppo di nuovi filati,” commenta Bernardo Staiano, General Manager apparel & technical di RadiciGroup Advanced Textile Solutions”. Del resto loro erano già sostenibili più di vent’anni fa, quando ancora la parola non era così usata. Il problema è avere anche un ritorno economico in un mercato dominato da paesi, nei quali le regole non sono così ferree come in Europa. “L’unico modo – dice Angelo Radici – è rendere tracciabile tutta la filiera. Basterebbe un Qr code sull’etichetta di un abito. Ma va reso obbligatorio. Ci devono aiutare le autorità europee. Non vogliamo soldi e contributi, noi vogliamo interventi”. Lo racconta in fabbrica tra gli operai, mentre dai macchinari all’avanguardia escono le matasse di nylon. Di lui i suoi dipendenti dicono che è un vulcano, che non si ferma mai, che ha un’idea dietro l’altra.

Bernardo Staiano, General Manager RadiciGroup ATS

Ed effettivamente è così. Tra il rumore dei macchinari parla tenendo fisso lo sguardo su un punto come se seguisse pensiero lungo e sottile, come i fili bianchi di quelle enormi matasse che nascono a Villa D’Ogna, nella bergamasca, da dove il cuore di Radici Group non si è mai spostato. Anche se il nome è conosciuto in tutto il mondo, le idee nascono sempre qui in questa fabbrica incastrata tra i monti orobici,tra torrenti, saliscendi e chiesette di pietra con campanili che sbucano dalle montagne e uno si perde a chiedersi come ci si arriva fin lassù.

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Iniziò tutto con le coperte 

La memoria di famiglia è Maurizio, che quando parla di come è nato il gruppo, premette. “Va sempre a finire che mi commuovo”. Inizia tutto con il nonno, che andava a Milano a vendere le coperte in piazza. Un lavoro faticoso, ma redditizio, si capisce, al punto che con i guadagni apre il primo magazzino commerciale nella bergamasca, al quale seguono quelli di Torino, Trieste, Roma, Macerata e Alessandria. Nella ditta ci rimanevano i figli, i magazzini erano per le sorelle quando si sposavano. Una specie di dote imprenditoriale. “Il papà – racconta – nel 1995 ha costruito il primo tappetificio e nel 1960 inizia con la produzione di nylon. Nasce subito la fabbrica di tessuti e  la  manifattura automatica che permette di produrre tessuti in nylon. Ma nostro padre non si è accontentato di produrre tessuti e nel 1966 nasce la fabbrica di nylon. In quegli anni ai filati si aggiungono  il tappetificio e la manifattura. Sempre in quegli anni mio padre con un socio produce macchine tessili e nasce la Somet”.

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Angelo Radici, Presidente RadiciGroup

Il Nylon e la sostenibilità dei prodotti tessili

È il periodo del boom economico, quando industria e produzione passano davanti a tutto. Anche all’ambiente. Mentre Radici produce e colora i tessuti, altri colorano i fiumi, scaricando i rifiuti. A loro oggi piace pensare che dietro alla scelta di iniziare fin dall’inizio a riciclare gli scarti  ci sia il pragmatismo bergamasco. Insomma non si butta via niente. “Per  noi gli scarti sono sempre stati un motivo di riciclo. – continua – Negli anni ‘60 compravamo le divise militari Usa e le trasformavamo in coperte. Negli anni 70 con  gli scarti del nylon producevamo tecnopolimeri. Negli anni ‘80 è arrivata la divisione energetica e poi la chimica. Inizialmente non volevano farci entrare nella chimica, ma abbiamo intrapreso dei business stabili e l’Hpp. Siamo presenti in Germania, abbiamo sedi in Usa, Messico, Cina, Brasile e producono tutti per i rispettivi mercati La  parte di studio è ricerca è ancora in provincia di Bergamo a Gandino. Siamo un gruppo con 3 mila dipendenti. Negli anni 2000 abbiamo iniziato a investire in sostenibilità e abbiamo sfruttato l’acqua aprendo diverse centrali idroelettriche.  Dal 2006 il gruppo presenta un bilancio di sostenibilità.  Sono ormai 20 anni, perchè anche in passato avevano introdotto sistemi di misurazione, prima ancora che venissero introdotti e certificati. Abbiamo energia rinnovabile al 100 per 100 e siamo al 60% di riciclo. Promuoviamo il riuso in massa di prodotti, ma è importante il tema della tracciabilità. Con lo scarto, ad esempio del nylon facciamo gli scarponi da sci”. 

June 1, 2024 at 11:09AM

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