Chi ha paura del greenwashing? Ecco le nuove leggi sulla finanza sostenibile – Moneyfarm

Chi ha paura del greenwashing? Ecco le nuove leggi sulla finanza sostenibile – Moneyfarm

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Nell’acquistare una bottiglietta d’acqua, potreste leggere sull’etichetta una dicitura simile: “nel rispetto dell’ambiente”.

In TV, una casa automobilistica potrebbe proporvi a caratteri cubitali una macchina “Diesel green” nuova fiammante e la targhetta di un top a fiori in un negozio di abbigliamento potrebbe definirsi “eco-friendly”. 

Poco importa, in effetti, che la bottiglietta costituisce inquinamento plastico, che il motore Diesel in questione emette fino a 20 volte più ossido di azoto rispetto ai motori a benzina, o che la produzione di vestiti nell’industria di fast fashion contribuisce al degrado ambientale.

Dal momento in cui essere sostenibili è diventato un trend, il greenwashing delle aziende è diventata una pratica all’ordine del giorno. 

Il greenwashing è un certo tipo di comunicazione che mira a mostrare le aziende più sostenibili di quello che sono. Si presenta in molte forme diverse, incluso il ‘greenwishing’, quando le istituzioni finanziarie credono davvero nella loro ‘promessa’ di sostenibilità ma non riescono a raggiungere gli impatti e i risultati comunicati e desiderati.

Il fenomeno del greenwashing riguarda un numero crescente di settori ed è critico in quanto può compromettere la fiducia degli investitori e dei consumatori. Il rischio è che, se non adeguatamente contrastato, il greenwashing possa portare a un disallineamento tra le aspettative degli investitori e le reali pratiche di sostenibilità delle aziende. Questo potrebbe risultare in un danno reputazionale significativo per le compagnie coinvolte e una possibile diminuzione degli investimenti in strumenti finanziari sostenibili. 

Gli investimenti Esg (Environmental, Social e Governance) riscuotono a oggi un discreto successo – i dati Bloomberg dicono che a livello globale le masse investite in ETF Esg sono passate dal 7,2% di fine 2022 al 7,4% di fine 2023, per un totale di 600 miliardi di dollari di masse del 2023 contro i circa 100 miliardi del 2019.

Il rovescio della medaglia, però, è che questi investimenti potrebbero subire le conseguenze di un marketing ingannevole. 

Secondo le nuove linee guida dell’Esma (European Securities and Markets Authority) dello scorso maggio sulla classificazione dei fondi Esg, oltre 4.000 fondi europei i cui nomi includono termini come Esg o altri legati alla sostenibilità, potrebbero non essere realmente allineati a parametri ‘green’. Se questi fondi, che comprendono solo quelli azionari (escludendo dunque quelli obbligazionari dall’analisi), dovessero mantenere il loro attuale nome, si stima che ciò potrebbe causare disinvestimenti nel settore azionario fino a 40 miliardi di dollari.

E l’Europa? Le nuove leggi sul greenwashing

Il settore degli investimenti sostenibili è tanto giovane quanto promettente. Trattandosi di un mondo relativamente nuovo, anche la regolamentazione è in continua evoluzione. 

Nonostante i problemi come la mancanza di dati, l’assenza di uniformità delle tecniche di investimento e il greenwashing, l’approccio europeo agli investimenti Esg rimane attivo e dinamico, e la ricerca di soluzioni pratiche alle criticità del settore è incessante.  

Per quanto riguarda i prodotti al consumo, nel marzo 2022 la Commissione europea ha proposto di aggiornare le normative dell’UE per tutelare i consumatori e sostenere la transizione verde. I deputati hanno approvato l’accordo nel gennaio 2024, con i consueti 24 mesi per i Paesi dell’UE per incorporare l’aggiornamento nella loro legislazione nazionale.

Le nuove norme mirano a rendere l’etichettatura dei prodotti più chiara e affidabile vietando l’uso di affermazioni ambientali generiche come “ecologico”, “naturale”, “biodegradabile”, “climaticamente neutro” o “eco” senza fornire prove.

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Inoltre, la direttiva vieterà alle aziende di affermare che un prodotto ha un impatto neutro, ridotto o positivo sull’ambiente grazie agli schemi di compensazione delle emissioni.

Queste nuove leggi mirano dunque ad agire direttamente alla fonte riguardo le problematiche legate al greenwashing: puntano infatti ad avere un effetto risolutivo sull’ignoranza e l’ingenuità del consumatore. 

Riguardo il mondo degli investimenti, invece, nel 2018 la Commissione Europea ha stabilito una strategia globale per collegare ulteriormente la finanza alla sostenibilità.

L’obiettivo era principalmente quello di riorientare i flussi di capitali verso un’economia più sostenibile, istituendo una tassonomia dell’UE chiara e dettagliata, cioè un sistema di classificazione per le attività sostenibili. 

Parte del piano è anche integrare la sostenibilità nella consulenza finanziaria: nel 2019 la Commissione ha pubblicato un progetto di norme sul modo in cui i consulenti e i distributori di prodotti assicurativi dovrebbero tenere conto dei fattori di sostenibilità nel loro lavoro. Tra gli obiettivi: integrare la sostenibilità nella gestione del rischio, nei rating e nelle ricerche di mercato; chiarire i doveri dei gestori patrimoniali e degli investitori istituzionali in materia di sostenibilità; rafforzare l’informativa sulla sostenibilità e l’elaborazione di norme contabili; promuovere un governo societario sostenibile e attenuare la visione a breve termine nei mercati dei capitali. 

Ma in Europa ci sono ancora molti passi da compiere nella direzione “green”, principalmente per chiarire cosa significhi che degli investimenti e dei portafogli siano ‘sostenibili’ nell’interezza della catena di approvvigionamento dei prodotti interessati. 

Un passo significativo è stato l’introduzione del Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) da parte dell’Unione Europea. Questo regolamento, entrato in vigore nel 2021, ha l’obiettivo di migliorare la trasparenza nel mercato dei prodotti finanziari sostenibili, riducendo così il rischio di greenwashing.

Il SFDR richiede alle società finanziarie di divulgare informazioni dettagliate sull’integrazione dei rischi di sostenibilità nei loro processi decisionali, nonché gli impatti negativi delle loro attività di investimento sui fattori ESG. Inoltre, obbliga a classificare i prodotti finanziari in tre categorie: prodotti che hanno obiettivi di sostenibilità, prodotti che promuovono caratteristiche ambientali o sociali, e altri prodotti finanziari. Questa classificazione permette agli investitori di fare scelte più informate e di fidarsi maggiormente delle dichiarazioni di sostenibilità fornite dalle istituzioni finanziarie.

Il SFDR rappresenta un passo avanti cruciale nella creazione di un mercato finanziario più trasparente e sostenibile, stimolando le aziende a migliorare le proprie pratiche di sostenibilità e a comunicare in modo più chiaro e accurato i propri impatti ambientali, sociali e di governance.

Tuttavia, la piena implementazione e il raggiungimento degli obiettivi del SFDR richiedono un impegno continuo da parte di tutte le parti interessate, inclusi i regolatori, le società finanziarie e gli investitori.

Gli investimenti ESG secondo Moneyfarm

Gli ETF che compongono i portafogli socialmente responsabili di Moneyfarm sono selezionati e monitorati utilizzando un set standard di metriche ESG e un modello proprietario che fa leva su cinque criteri.

  1. Riduzione dei rischi: riduzione del rischio finanziario derivante dai fattori di sostenibilità attraverso il miglioramento del rating ESG fornito da MSCI, secondo un approccio di negative screening su rating bassi e di best in class sui rating elevati – dove il rating MSCI permette di analizzare le aziende sottostanti l’investimento da un punto di vista dei rischi e delle opportunità derivanti da fattori di sostenibilità sociale e ambientale.
  2. Attenzione agli aspetti sociali: riduzione dell’esposizione dei portafogli alle aziende con esternalità sociali negative – che prevede l’esclusione totale delle aziende esposte a controversie severe e non in linea con gli standard internazionali UN Global Compact e International Labour Organization – e selezione di ETF allineati a valori universali e che riducono l’esposizione a settori controversi quali tabacco, gioco d’azzardo e armi.
  3. Prioritizzazione degli aspetti climatici: miglioramento dell’impatto climatico aggregato del portafoglio, tramite misurazione delle emissioni di CO2 medie e di un miglioramento nell’allineamento del portafoglio all’accordo di Parigi. Il portafoglio è costruito prediligendo strumenti che escludono dall’universo investibile aziende i cui ricavi derivano dall’estrazione di combustibili fossili quali carbone termico; ove possibile vengono anche preferiti strumenti che selezionano le aziende con minor impatto di CO2 secondo un approccio best in class.
  4. Esposizione attiva: incremento dell’esposizione ai ricavi derivanti dalle aziende in linea con gli UN SDG.
  5. Attivismo dell’emittente: a parità di altre condizioni, vengono privilegiati gli ETF di emittenti che presentano il livello di attivismo più elevato.

Moneyfarm offre molti modi in cui possiamo aiutarvi ad allineare i vostri investimenti alle vostre preferenze di sosteniblità, sia attraverso i nostri portafogli ESG, sia attraverso la nostra offerta tematica sulla sostenibilità. Se desideri discutere queste opzioni con il nostro team di consulenti per gli investimenti, non esitare a prenotare un appuntamento.

*Gli investimenti in strumenti finanziari sono soggetti alla variabilità del mercato e possono determinare la perdita, in tutto o in parte, del capitale inizialmente investito. 

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June 26, 2024 at 02:11PM

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