8 Miti sul cambiamento climatico da sfatare – INGVambiente

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La disinformazione sui cambiamenti climatici ostacola azioni cruciali. La maggioranza delle persone riconosce il cambiamento climatico, ma alcuni ancora lo negano, basandosi su falsi miti

di Anita Grezio

Per 11 mesi consecutivi il pianeta ha registrato un nuovo massimo di temperatura. Secondo gli esperti questo è un chiaro segno che il clima della Terra sta cambiando rapidamente. In molti luoghi, la disinformazione sta ritardando azioni vitali per contrastare quella che è una delle più grandi sfide che l’umanità deve affrontare. La maggior parte delle persone nel mondo riconosce giustamente che il cambiamento climatico è reale. Molti, però, credono che non lo sia e si basano su una serie di falsi miti che andiamo a sfatare.

Mito 1. Il cambiamento climatico è sempre avvenuto, quindi non dovremmo preoccuparcene

La temperatura del pianeta ha avuto sempre delle variazioni, con periodi di riscaldamento e raffreddamento. Tuttavia, dall’ultima era glaciale, circa 10.000 anni fa, il clima è stato relativamente stabile consentendo lo sviluppo della civiltà umana.

Quella stabilità ora risulta compromessa. La Terra si sta riscaldando con una rapidità senza precedenti, almeno per quanto riguarda gli ultimi 200 anni con 1,2°C in più rispetto a quanto avveniva in epoca preindustriale. Gli ultimi 10 anni, e in particolare il 2023, sono stati i più caldi mai registrati.

Oltre alla temperatura dell’aria, anche altri indicatori chiave legati al clima stanno registrando un aumento. Le temperature dell’oceano, il livello medio del mare e le concentrazioni atmosferiche dei gas serra stanno aumentando a ritmi record mentre sia i ghiacciai marini che quelli continentali si stanno ritirando a velocità allarmanti.

La linea nera mostra le variazioni delle temperature globali medie annuali della Terra attraverso il tempo (ultimi 400 milioni di anni) calcolati secondo un modello numerico (Hadley Centre Coupled Climate Model version 3, HadCM3 ). A confronto sono indicate con le stime geologiche della variabilità di temperatura derivate nello stesso periodo dai records. Future previsioni sui cambiamenti di temperatura fino al 2100 sono basate sulle simulazioni fatte da HadCM3. Le linee orizzontali blu rappresentano evidenze geologiche delle calotte glaciali nell’emisfero sud e nord relative ai progetti EPICA e NGRIP. Le immagini in alto mostrano le caratteristiche e gli eventi evolutivi degli ultimi 400 milioni di anni.

Mito 2. Il cambiamento climatico è un processo naturale, non ha niente a che fare con le persone

Sebbene il cambiamento climatico sia un processo naturale, l’attività umana lo sta spingendo in modo eccessivo. Il Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), che si avvale della ricerca di centinaia di scienziati del clima che lavorano in tutto il mondo, ha scoperto che gli esseri umani sono responsabili di quasi tutto il riscaldamento globale negli ultimi 200 anni.

Il riscaldamento globale è dovuto alla combustione di carbone, petrolio e gas, che pervade l’atmosfera di gas serra agendo come una coperta attorno al pianeta e intrappolando il calore proveniente dal sole.

Analizzando tutte le misure disponibili, dalle carote di ghiaccio agli anelli degli alberi, gli scienziati sono stati in grado di monitorare le concentrazioni di gas serra. I valori di anidride carbonica sono ai massimi livelli negli ultimi 2 milioni di anni, mentre altri due gas serra, metano e protossido di azoto, sono ai massimi livelli negli 800.000 anni.

Image by Devon Chandler from Pixabay

Mito 3. Un paio di gradi di riscaldamento non sono un grosso problema

In realtà, piccoli aumenti della temperatura possono alterare i delicati ecosistemi del mondo, con conseguenze disastrose per gli esseri umani e gli altri esseri viventi. L’accordo di Parigi del 2015 sul cambiamento climatico mira a limitare l’aumento della temperatura media globale a “ben al di sotto” di 2°C, e preferibilmente a 1.5°C, a partire dall’epoca preindustriale.

Anche uno spostamento di mezzo grado potrebbe fare una differenza enorme. L’IPCC ha stimato che con 2°C di riscaldamento, 2 miliardi di persone in più rispetto a 1.5°C sarebbero regolarmente esposte a temperature estreme. Il mondo perderebbe anche il doppio delle specie di piante e vertebrati e il triplo degli insetti. In alcune aree, i raccolti diminuirebbero di oltre la metà, mettendo a rischio la sicurezza alimentare.

Con un riscaldamento di 1.5°C, dal 70% al 90% dei coralli, che sono considerati i pilastri di molti ecosistemi sottomarini, morirebbero. A 2°C di riscaldamento, il 99% di essi sparirebbe. La loro scomparsa porterebbe probabilmente alla perdita di altre specie marine, molte delle quali rappresentano una fonte fondamentale di proteine ​​per le comunità costiere. Quindi, ogni frazione di grado di riscaldamento può avere un impatto importante sugli esseri viventi.

Immagine reuters

Mito 4. Un aumento delle ondate di freddo dimostra che il cambiamento climatico non è reale

Questa affermazione confonde tempo e clima, che sono due cose diverse. Il meteo indica le condizioni atmosferiche quotidiane di un luogo, mentre il clima indica le condizioni meteorologiche in un lungo periodo per una certa regione. Quindi, potrebbe esserci ancora un’ondata di freddo mentre la tendenza generale del pianeta è il riscaldamento.

Inoltre, alcuni esperti ritengono che il cambiamento climatico potrebbe portare a un freddo più lungo e intenso in alcuni luoghi a causa dei cambiamenti nella distribuzione dei venti e di altri fattori atmosferici.

Per esempio, il riscaldamento dell’Artico potrebbe aver modificato la massa vorticosa di aria fredda sopra il Polo Nord nel 2021 causando temperature sotto lo zero fino al Texas negli Stati Uniti, con conseguenti danni da miliardi di dollari. Simili periodi di freddo estremo si sono verificati in Europa. Inoltre, con il cambiamento climatico uragani e tempeste eccezionali stanno diventando più comuni in varie parti del mondo.

Mito 5. Gli scienziati non sono d’accordo sulla causa del cambiamento climatico

Studi recenti hanno rivelato che il 99% della letteratura scientifica sottoposta a revisione paritaria ha riscontrato che il cambiamento climatico è indotto dall’uomo. Ciò era in linea con studi precedenti, secondo i quali il 97% degli articoli che hanno esaminato le cause del cambiamento climatico affermano che quest’ultimo è causato dall’uomo.

L’idea che non vi sia consenso tra gli scienziati viene sfruttata dai negazionisti per creare confusione e seminare dei dubbi. Anche scambiare la normale dialettica scientifica con la divergenza di pareri viene utilizzata per ribaltare le informazioni.

La comunità scientifica è d’accordo: il riscaldamento globale che stiamo affrontando non è naturale, ma è causato dall’uomo.

 

Mito 6. È troppo tardi per evitare una catastrofe climatica, quindi tanto vale continuare a bruciare combustibili fossili

Sebbene la situazione sia disastrosa, c’è ancora una finestra ristretta affinché l’umanità possa evitare il peggio del cambiamento climatico.

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) in un ultimo rapporto sul divario delle emissioni, riducendo le emissioni di gas serra del 42% entro il 2030, il mondo potrebbe limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.

Per raggiungere questo obiettivo in meno di sette anni il mondo deve ridurre le proprie emissioni annuali di 22 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente. Potrebbe sembrare molto, ma aumentando i finanziamenti e concentrandosi sullo sviluppo a basse emissioni di carbonio il mondo può arrivarci.

modificato da https://climateactiontracker.org/global/cat-thermometer/

Mito 7. I modelli climatici sono inaffidabili

Gli scettici del clima sostengono da tempo che i modelli computerizzati usati per prevedere il cambiamento climatico sono inaffidabili (nella migliore delle ipotesi) e completamente imprecisi (nella peggiore).

Ma l’IPCC, la principale autorità scientifica mondiale sui cambiamenti climatici, dice che nel corso di decenni di sviluppo, questi modelli hanno costantemente fornito “un quadro solido e inequivocabile” del riscaldamento planetario.

Molti studi hanno dimostrato che i modelli del riscaldamento globale sono ampiamente accurati. Quando sono stati esaminati 17 modelli sviluppati tra il 1970 e il 2007 si è visto che 14 di essi corrispondevano strettamente alle osservazioni.

 

I modelli utilizzati per i rapporti dell’IPCC possono essere valutati confrontando le loro previsioni con ciò che è effettivamente accaduto. In questa figura, l’insieme dei risultati dei modelli e la loro media sono tracciati insieme alle osservazioni. Le variazioni di temperature sono valutate rispetto ai valori di riferimento del 1980-1999 (credits: Gavin Schmidt). I fattori climatici erano noti per il periodo “Hindcast” (prima del 2000) e poi sono stati previsti per il periodo successivo “Forecast”. L’hindcast è un processo di test dei modelli numerici usati per studiare il cambiamento climatico: si ottiene simulando il clima dei periodi passati e confrontandolo con le osservazioni storiche effettive. Se il modello corrisponde ai record di temperatura osservati, significa che corrisponde alle osservazioni e quindi è più affidabile anche per le previsioni nel forecast

Mito 8. Non dobbiamo preoccuparci di ridurre le emissioni di gas serra, l’umanità ha inventiva e possiamo semplicemente adattarci al cambiamento climatico

Alcuni paesi e comunità possono adattarsi all’aumento delle temperature, alla diminuzione delle precipitazioni e agli altri impatti dei cambiamenti climatici. Ma molti non possono.

Secondo l’ultimo rapporto dell’UNEP, i paesi in via di sviluppo del mondo necessitano collettivamente tra 215 e 387 miliardi di dollari all’anno per adattarsi ai cambiamenti climatici, ma hanno accesso solo a una frazione di quella somma.

Anche le nazioni ricche faranno fatica a sostenere i costi dell’adattamento, che in alcuni casi richiederanno misure radicali, come lo sfollamento di comunità vulnerabili, il trasferimento di infrastrutture vitali o il cambiamento degli alimenti di base. In molti luoghi, le persone si trovano già ad affrontare dei limiti rigidi su quanto possono adattarsi. Piccoli stati insulari in via di sviluppo, ad esempio, non possono fare molto per trattenere l’innalzamento del mare che mette a rischio la loro esistenza.

Senza un’azione significativa per ridurre le emissioni di gas serra, le comunità raggiungeranno questi limiti più velocemente e inizieranno a subire danni irreparabili a causa del cambiamento climatico.


Per approfondire:

 

June 27, 2024 at 01:10PM

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